Una proposta sul dibattuto tema dell'accessibilità dei siti web culturali.
Di Marco Speroni, Paolo Paolini, Nicoletta Di Blas
La necessità di “divulgare” la cultura, raggiungendo un pubblico di “non addetti ai lavori” il più vasto possibile, ha trovato nel web uno dei veicoli più adatti (date le sue caratteristiche multimediali) e conveniente (con costi nettamente migliori rispetto alla stampa). Un settore come quello dei musei e del cultural heritage in generale dovrebbe porre particolare attenzione nel permettere un accesso alle informazioni che soddisfi le esigenze di tutte le persone interessate, anche di persone disabili. Il Web è nato con una concezione strettamente testuale, ma è divenuto in pochissimo tempo spiccatamente visivo: non solo i suoi contenuti sono spesso immagini e grafica, ma la concezione stessa delle pagine web – il layout, la scelta delle icone, la disposizione dei contenuti e dei link, ecc. – e l’uso dei meccanismi di puntamento (quali il mouse) si basano essenzialmente sull’uso della vista. Da qualche tempo ci si è posto il problema di come rendere le applicazioni Web “accessibili” (cioè usabili in qualche modo) a persone non-vedenti. Il 9 gennaio di quest’anno è entrata in vigore in Italia lalegge n. 4/2004 “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”, la quale impegna tutte le pubbliche amministrazioni che forniscono servizi telematici a rendere tali servizi accessibili a persone disabili, secondo linee guida e criteri – ancora in attesa di pubblicazione – che si rifaranno agli standard internazionali correnti. Attualmente lo standard de facto riguardante il tema della “Web accessibility” è quello emanato dal consorzio W3C (l’ente che fornisce gli standard per il Web) consistente in una lista di linee guida per progettare applicazioni web ottimizzate per utenti disabili. Lo standard è in fase di evoluzione e aggiornamento: attualmente è possibile consultare online sia la versione ufficiale 1.0 (pubblicata nel 1999) che la versione 2.0 ancora in fase di definizione. Le linee guida presuppongono che i non vedenti interagiscano con comandi basati su tastiera o altri ausili specifici piuttosto che con il mouse, e che utilizzino uno “screen reader”, vale a dire un software che “legge” con una voce sintetizzata il contenuto delle pagine visualizzate sullo schermo. In un normale sito internet le pagine vengono lette esattamente come appaiono sullo schermo: il programma legge lo schermo come se fosse un libro, da in alto a sinistra a in basso a destra. Lo standard fornisce regole molto semplici ma importanti: ogni immagine, per esempio, deve essere accompagnata da una didascalia e, possibilmente, da un testo esplicativo; oppure, bisogna evitare indicazioni del genere “cliccate qui”, oppure “cliccate sul bottone verde”. Lo standard W3C è un passo importante, ma assolutamente inadeguato a risolvere il problema. Chiunque abbia provato ad utilizzare lo screen-reader, oppure abbia osservato un non vedente usarlo, si è subito reso conto del fatto che un sito “normale”, pur rispettando lo standard W3C, è di fatto “illeggibile”. Ci sono varie ragioni per questo, di cui ne elenchiamo solo alcune:
* le pagine sono molto complesse e praticamente inascoltabili da cima a fondo; mentre visivamente l’utente riesce ad “ignorare” la parte di pagina che non gli interessa, un non vedente è costretto ad ascoltare cose inutili prima di arrivare al contenuto richiesto;
* oltre a contenere troppi elementi, una pagina web ha un’organizzazione interna concepita per essere vista, non letta: un vedente, ad esempio, può immediatamente accedere ad un’informazione in basso a destra; una persona non vedente deve aspettare che la voce leggente arrivi in quel punto dopo aver letto tutto il resto;
* la navigazione tra pagine ha spesso una complessità ed una logica assolutamente inadatte ad una conversazione “orale”, come di fatto avviene utilizzando uno screen-reader
* Gli elenchi di links, così come vengono spesso realizzati nelle pagine web, sono inusabili se letti: basti pensare, ad esempio, ad una voce che legge un elenco di cinquanta link;
* L’uso eccessivo del ritorno ad una pagina già vista (il “back” del browser), dovuto a necessità riguardanti la navigazione, è estremamente problematico per chi ogni volta si sente rileggere la stessa pagina da capo.
Per i motivi di cui sopra il Politecnico di Milano (Laboratorio HOC del Dipartimento di Elettronica e Informazione), con il determinante contributo del TEC-Lab (Università della Svizzera Italiana), ha sviluppato una metodologia di progettazione innovativa che consente di superare molte limitazioni di quelle sopra enunciate. Questa tecnologia si basa su un approccio linguistico al Web, denominato WED (WEb as Dialogue). Questo approccio descrive l’accesso al Web utilizzando la metafora di un dialogo tra l’utente e il sito: l’utente partecipa al dialogo (turno conversazionale) selezionando il bottone su cui cliccare; la macchina partecipa offrendo contenuti (in risposta alle precedenti richieste dell’utente) e nuove possibilità conversazionali (proposte di links che il sito offre e che l’utente può selezionare). Sulla base dell’approccio WED sono state sviluppate linee guida e raccomandazioni, nonché una tecnica di design originale che consente di realizzare applicazioni Web di nuovo genere: per gli utenti vedenti sono normali applicazioni Web, con caratteristiche di usabilità e qualità spiccate; per gli utenti con disabilità visive, sono applicazioni molto più usabili di quelle tradizionali. La metodologia ha già dato sviluppo alle prime applicazioni concrete: un esempio è il Museo di Stato di Berlino, che ha adottato WED per la realizzazione del sito della mostra su Edvard Munch, disponibile all’indirizzo www.munchundberlin.org. Sul sito è anche possibile trovare una sezione con tutte le informazioni su come poter scaricare, installare e utilizzare lo screen-reader. Nel sito sono state estese le regole W3C “disegnando” l’applicazione su misura non solo per garantire che venisse letta correttamente ma soprattutto per permettere ad un non vedente un’interazione soddisfacente e non frustrante con il sito, tutto ciò senza scendere a compromessi nell’uso della grafica. Le novità più significative introdotte sono le seguenti:
* divisione dei contenuti in sezioni, questo significa fornire all’utente una strutturazione logica dei contenuti, che faciliti la navigazione all’interno della pagina: la divisione in sezioni consente infatti di saltare facilmente da un punto all’altro della pagina e ascoltare solo i contenuti che interessano;
* organizzazione dei contenuti (ordine di lettura), contrariamente a quanto avviene nei siti internet normali, in www.munchundberlin.org i contenuti più rilevanti vengono letti per primi, indipendentemente dalla loro posizione nella pagina visualizzata;
* template di pagina, la struttura delle pagine intesa come posizionamento di immagini, testi e links resta quanto più possibile costante all’interno del sito; da 2 soli template discendono tutte le pagine, il che consente all’utente di orientarsi immediatamente;
* page schema, Questa è una innovazione specifica per gli utilizzatori di “screen reader”; lo “schema della pagina” non viene visualizzato a schermo ma viene letto come prima cosa dallo screen reader: elenca le sezioni della pagina e simula in questo modo il colpo d’occhio di chi invece la guarda;
* descrizione del contenuto dei prints, nell’ottica di un utilizzatore non vedente è importante non dare per scontato (come spesso avviene) che chi legge il testo vicino a un immagine la stia guardando, per cui affermazioni come “l’uomo guarda alla sua sinistra” hanno un senso. Nel sito www.munchundberlin.org accanto alle descrizioni “classiche” sono presenti descrizioni dettagliate del contenuto del quadro;
* nomi dei link ottimizzati per lo screen reader, l’informazione associata ad un link è solitamente composta sia dall’etichetta del link che dalla sua posizione nella pagina; lo screen-reader permette ad un non vedente di ascoltare l’elenco dei soli link della pagina; per questo motivo abbiamo aggiunto delle informazioni testuali nel nome per rendere chiaro il contesto in cui il link è inserito (ad esempio vengono evidenziati il primo e l’ultimo link delle diverse sezioni). Queste informazioni vengono solamente lette, ma non visualizzate in quanto sarebbero ridondanti;
* aspetto grafico, lo sviluppo delle caratteristiche precedenti non ha peggiorato l’aspetto grafico del sito www.munchundberlin.org. Anzi l’utente si trova davanti ad una grafica meglio organizzata e quindi ancora più efficiente, grazie alla suddivisione dei contenuti in sezioni.
Le opinioni di persone non vedenti che hanno utilizzato il sito di Munch sono incoraggianti e ci convincono che le soluzioni trovate possano davvero migliorarne l’interazione e la fruibilità. La nostra posizione è che per rendere accessibili i siti web a persone non vedenti lo standard W3C rappresenti un passo importante ma non sufficiente. La “WED technology” è un primo tentativo verso una “usable accessibility”, che non solo permetta a persone non vedenti di accedere al contenuto del sito web, ma che renda tale esperienza davvero soddisfacente e gratificante, tenendo conto che il medesimo risultato sembra essere ottimale anche per utenti senza disabilità.
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Estratto dall’articolo “Enhancing accessibility for visually impaired users: the Munch’s exhibition”, di Nicoletta Di Blas, Paolo Paolini, Marco Speroni, Angelo Capodieci, pubblicato negli atti della conferenza internazionale “Museums and the Web 2004” tenuta a Washington.
Marco Speroni è dottorando e ricercatore presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana, Lugano, Svizzera (marco.speroni@lu.unisi.ch).
Paolo Paolini è Professore ordinario presso il Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano (paolini@elet.polimi.it)
Nicoletta Di Blas è docente del corso Sociologia della Comunicazione presso il Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano (diblas@elet.polimi.it)
marzo 2005
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