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…a riveder le stelle

Raccontare il cielo a chi non può vederlo: questo l'obbiettivo di uno dei siti pionieri dell
'accessibilità in Italia,nato nel 2000, quattro anni prima della legge Stanca...

Intervista di Giuliano Gaia a Caterina Boccato e Luca Nobili

1. Ci fai una presentazione generale dell’Osservatorio e dei suoi progetti divulgativi e multimediali? risponde Caterina Boccato

L’Osservatorio Astronomico di Padova fa parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, INAF, che coordina attività di ricerca scientifica tramite la rete dei 12 osservatori astronomici nazionali e di 3 istituti del CNR, e promuove la conoscenza dell’astronomia nella scuola e nella società. Il nostro istituto contribuisce quindi attivamente alla diffusione delle conoscenze astronomiche, sia di base che avanzate, e per questo realizza diversi progetti di didattica, informazione e diffusione dell’Astronomia. Tra questi il più importante ed articolato è “Prendi le Stelle nella Rete!” progetto di ricerca per la divulgazione e la didattica dell’Astronomia tramite le Nuove Tecnologie, intrapreso dall’Osservatorio di Padova nel 1997 di cui avremo modo di parlare in seguito. Ma vi sono altre importanti attività divulgative svolte dall’Osservatorio che vale la pena di citare. Il nostro istituto risiede, per esempio, in uno dei più bei palazzi di Padova, un castello di origine medievale noto ai padovani con la denominazione settecentesca di “Specola”, nel quale si trova il Museo omonimo, aperto al pubblico. Del Museo esiste anche un sito Web dal quale è possibile effettuare una visita virtuale dell’edificio. Vi è inoltre la sede di Asiago che rappresenta un luogo ideale per il contatto tra il grande pubblico e l’astronomia professionale e per promuovere la conoscenza delle attività scientifiche del nostro istituto di ricerca. La presenza di telescopi e di una struttura interamente dedicata alla didattica e alla divulgazione dell’astronomia, permette infatti di proporre alle scuole e al pubblico un ricco programma educativo articolato in incontri informativi, conferenze, corsi, visite guidate ai telescopi ed osservazioni del cielo. Fulcro di questa attività è la cupola “Stazione Pennar”, un tempo occupata da un telescopio e trasformata, dal 1999, in sala multimediale attrezzata con videoproiettori, PC, lettori VHS, DVD, lavagna elettronica, tre telescopi amatoriali e vari binocoli. La sala è inoltre accessibile ai disabili.

Oltre a queste numerose attività, il nostro Osservatorio collabora con varie testate giornalistiche, emittenti radiofoniche e televisive sia per promuovere i risultati scientifici della Ricerca e le proprie iniziative didattiche e divulgative, sia per fornire ai media un supporto scientifico in occasione di particolari eventi astronomici.

2. Quante persone oltre a te lavorano nel settore multimediale? Quale è il tuo ruolo? Come sei arrivata al web? risponde Caterina Boccato

L’Osservatorio Astronomico di Padova è uno dei pochi, se non forse l’unico Istituto INAF a possedere un gruppo di professionisti che si occupa a tempo pieno di attività di divulgazione, didattica e informazione dell’Astronomia. Attualmente, oltre al nostro coordinatore Leopoldo Benacchio, astronomo professionista, che nel 1997 iniziò, per primo in Italia, ad usare il Web come media per proporre contenuti astronomici al grande pubblico e alle Scuole (vedi la mostra “Viaggio nel Cosmo” e “Il Planetario Virtuale”), il gruppo conta altre 3 persone, due a tempo pieno che siamo io e il mio collega Luca Nobili, e una a tempo parziale inserita da poco, Elena Lazzareto, tutti e tre laureati in Astronomia. Per quanto riguarda la mia esperienza personale dopo la laurea ho, come la maggior parte dei miei coetanei, seguito un corso dei fondi sociali europei dove ho avuto l’opportunità di svolgere una stage presso una società fornitrice di contenuti scientifici multimediali e durante il quale ho svolto una ricerca sull’uso della multimedialità nei musei scientifici universitari di Padova. Era il 1997 e si iniziava appena a considerare le nuove tecnologie come strumenti per la comunicazione culturale. Da lì ho poi ottenuto una borsa di studio presso l’Osservatorio Astronomico per la realizzazione e gestione dei siti Web sia istituzionali che divulgativi. Il mio primo sito Web è stato la visita virtuale al “Museo la Specola” che oggi non è più visibile perché sostituito da uno di più recente realizzazione a cura della responsabile del museo. Ho poi sostenuto il concorso per diventare di ruolo e oggi mi dedico a tempo pieno nella progettazione di attività didattiche e divulgative all’interno del gruppo “Prendi le Stelle nella Rete!”.

3. Prendi le stelle nella rete è da anni uno dei progetti divulgativi online più ampi e articolati a livello nazionale. Ci racconti brevemente come nasce, obiettivi e risultati? risponde Caterina Boccato

“Prendi le Stelle nella Rete!” è, come già detto, un progetto per la diffusione e la didattica dell’Astronomia tramite Internet, realizzato a partire dal 1997 dall’Osservatorio Astronomico di Padova. E’ ufficialmente nato dopo due prime esperienze di grande successo, la mostra “Viaggio nel Cosmo” e il modulo didattico “Il Planetario Virtuale”. “Viaggio nel Cosmo” è stato uno dei primi esperimenti di mostra dotata di sito Web completo e di postazioni Internet presso la mostra stessa. “Il Planetario Virtuale” è stato invece il primo modulo web interattivo didattico di Astronomia, sperimentato e testato su moltissime classi dagli insegnanti stessi e tuttora in uso. Entrambi sono facilmente visibili dalla mappa del sito di ”Prendi le Stelle nella Rete!” www.lestelle.net che sarebbe ormai forse più giusto definire “portale” anche se nemmeno questa è la definizione più adatta.

Nel corso degli anni, “Prendi le Stelle nella Rete!” si è andato infatti arricchendo di contenuti, grazie alle attività e alle esperienze maturate dal gruppo di lavoro. Infatti vorrei sottolineare che www.lestelle.netrappresenta solo il risultato “visibile” del vasto lavoro di ricerca e sperimentazione nel campo della diffusione e dell’insegnamento della Scienza tramite le nuove tecnologie telematiche. Un lavoro che è in continuo sviluppo.

www.lestelle.net ormai contiene oltre 30 siti web nei quali il navigatore Internet appassionato di Astronomia, o semplicemente curioso verso questi temi, può trovare risposta alle proprie domande o utili approfondimenti per i propri interessi.

“Prendi le Stelle nella Rete!” si inserisce inoltre molto bene in contesti propriamente didattici, come efficace strumento per apprendere e conoscere le Scienze Fisiche e rispondendo al bisogno, sempre più diffuso negli istituti scolastici, di un utilizzo fruttuoso e intelligente delle nuove tecnologie.

Il linguaggio e le metodologie di comunicazione adottate, vicine al mondo dei giovani, contribuiscono a renderlo un adeguato percorso di formazione/informazione.

Il portale è stato ristrutturato nel 2001 ed è organizzato secondo moduli e livelli di complessità successivi, in modo da poter essere piacevolmente utilizzato sia dai bambini delle scuole elementari, che dagli studenti di scuola media e superiore, che dagli adulti appassionati della materia. Inoltre, per una migliore diffusione, “Prendi le Stelle nella Rete!” è in buona parte tradotto in lingua inglese e si può visitare all’indirizzo www.astro2000.org. In vista di prossime partecipazioni a progetti Europei per la diffusione della cultura scientifica il sito in inglese è stato ristrutturato quest’anno riscuotendo un discreto successo.

A dimostrazione della validità del lavoro svolto, il progetto ha ricevuto significativi riconoscimenti di pubblico con oltre 500.000 accessi nel corso del 2003, e di critica tra i quali i più importanti sono stati il New Media Prize nel 1998 e il Kidscreen Digital Kids nel 1999, oltre a numerose e costanti segnalazioni sui diversi media.

Ad oggi le diverse iniziative del gruppo “Prendi le Stelle nella Rete!”, accessibili via Web, hanno una media di oltre 2.000 utenti fisici diversi al giorno, con punte di 100.000 nel caso di particolari occorrenze astronomiche.

4. All’interno di prendi le stelle nella rete, una delle sezioni piùaffascinanti è “a riveder le stelle”. Ce lo racconti? risponde Luca Nobili

Dopo un anno e mezzo all’interno del gruppo, gran parte del quale dedicato alla mia tesi di laurea, nel 2000 il nostro coordinatore Leopoldo Benacchio e Enzo Dall’Igna, centralinista non vedente dell’Osservatorio, mi hanno proposto di realizzare il primo sito Web di divulgazione astronomica sviluppato espressamente per tutti gli utenti non vedenti della Rete. Sottolineo “espressamente” in quanto il sito non ha abbattuto le barriere adattando una struttura già esistente ma é stato creato da zero, ideato e sviluppato esclusivamente per il navigatore non vedente. In questo senso, può essere considerato come un primo esperimento nel suo genere. La struttura si basa sulla tipica modalità di navigazione in Rete da parte dei non vedenti, che avviene attraverso la tastiera e un sintetizzatore vocale che legge qualsiasi testo contenuto nella pagina. Ecco perché il sito é stato pensato come una successione di pagine opportunamente costruite: in ognuna è presente un’ immagine che può essere stampata in formato tattile attraverso apposite stampanti, un corrispondente testo di descrizione e i link necessari per spostarsi avanti e indietro tra le pagine o per ritornare all’indice. Va detto che le immagini non siano semplici disegni ma vere e proprie fotografie professionali convertite, adattate e aggiustate in un formato tale da permetterne la stampa attraverso una stampante braille o termica ed essere comprensibili al tatto. Stampata l’immagine l’utente può quindi percorrerla con le dita mentre ascolta il testo che lo guida nella sua esplorazione.

5. Nel 2000 l’accessibilità web era un tema ancora marginale. A che testi, a che fonti, a che esperienze avete potuto fare riferimento? risponde Luca Nobili

A pochi ma buoni riferimenti. Per la conversione delle immagini é stato utilizzato il software freeware Multitactile Image Tool, realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Informatica dell’Universitá del Delaware. Per come strutturare le pagine del sito senza creare confusione al software che gestisce il sintetizzatore vocale utilizzato per la lettura ho fatto riferimento alle raccomandazioni sparse nella Rete sull’accessibilità, come ad esempio in forum e newsgroup. Infine testi e immagini sono stati sottoposti ad Enzo Dall’Igna, il centralinista non vedente dell’Osservatorio, in modo da apportare tutte le modifiche necessarie.

6. Quale sono state le reazioni degli utenti? E’ stato un successo? risponde Luca Nobili

Sì, è stato un successo. Anche di stampa. Siamo stati nominati da Repubblica, il Sole 24 ore, il Corriere della Sera, Panorama, Famiglia Cristiana, Focus, oltre a servizi sul TG3 regionale, Superquark e Mediamente. Gli utenti hanno risposto con grande interesse, se non con vero entusiasmo. Molti complimenti persino dall’estero (abbiamo realizzato anche una versione inglese del sito), soprattutto da parte dei singoli. Qualcuno ci ha invece criticato, formulando accuse sconcertanti: una su tutta il fatto che pur avendo toccato il monitor diverse volte non si sentiva l’immagine in rilievo!

7. Se doveste rifarlo oggi, 2004, cosa cambiereste in “a riveder le stelle”? risponde Luca Nobili

Niente. Piuttosto aggiungerei contributi orali, come ad esempio le impressioni e le sensazioni degli astronomi che osservano il Cielo. In pratica tutte quelle cose che non abbiamo potuto più realizzare per mancanza di tempo. Non escludiamo la possibilità di rimetterci al lavoro su questo progetto, ma attualmente siamo impegnati in altre iniziative: una di queste è Urania (www.cieloblu.it) , un videogiornale di informazione astronomica in streaming, che pur essendo nato per un’utenza generica viene ascoltato da molti non vedenti.

8. Avete altri progetti in cantiere che riguardano specificamente il tema “accessibilità alla cultura sul web”? risponde Caterina Boccato

Un progetto, se vogliamo controcorrente, che riguarda proprio il sito per non vedenti è quello di farne un libro. Invece di passare dalla carta al bit, come sta facendo ora la maggior parte della gente, noi vorremo in questo caso provare a passare dal bit alla carta. Perché questo? Forse perché rappresenta una sorta di sfida e un modo per dimostrare come ciò che conta non sono solo le tecnologie, le interfacce e le architetture dell’informazione ma anche i contenuti e il linguaggio con cui essi vengono proposti.

In “… A riveder le stelle” lo sforzo per trovare il linguaggio più adatto è stato grande ed è forse uno spreco lasciarlo a disposizione “solo” nel Web che non è a tutt’oggi il media più usato dai non vedenti. Attenzione noi non pensiamo che sia sempre possibile fare questo passaggio dal bit alla carta , come non è quasi mai fattibile il contrario. Solitamente i contenuti nati per un media non vanno bene se trasportati in un altro. Ma in questo caso, con pochi aggiustamenti la cosa sembra fattibile, staremo a vedere la reazione del pubblico interessato.

Per quanto riguarda il discorso accessibilità più in generale posso affermare che nella realizzazione dei nostri moduli multimediali abbiamo sempre fatto molta attenzione a non farci tentare da grafiche spettacolari ma poco usable. Oltre alla scelta dei contenuti e del linguaggio, per un determinato target, ci siamo sempre sforzati molto per ottenere un giusto bilanciamento tra un’architettura dell’informazione efficace e una grafica accattivante.

Devo ammettere che i nostri utenti preferenziali sono stati nella maggior parte dei casi i giovani in età scolare (11-18 anni) e quindi buona parte dei nostri siti web appaiono chiaramente orientati verso questo tipo di target.

Se invece vogliamo parlare anche di accessibilità per persone portatrici di handicap allora “… A riveder le stelle” è stato l’unico nostro progetto in questo senso. L’unico se consideriamo il Web come punto di partenza dell’utente affetto da handicap. Se invece consideriamo il Web, e l’accessibilità ad esso, come fonte di informazione, scambio di esperienze e punto di riferimento per persone che lavorano con disabili allora la nostra esperienza si è piuttosto arricchita in questi ultimi due anni. In Polare.it il nostro sito per la didattica dell’Astronomia è infatti presente un’intera sezione dedicata all’Handicap dove sono documentate diverse esperienze di insegnamento dell’Astronomia, svolte in classe con l’uso dei contenuti da noi forniti, con ragazzi cerebrolesi e con ragazzi dislessici (www.polare.it).

9. Partendo dalla vostra esperienza, cosa pensi dell’attuale approccio all’accessibilità? risponde Caterina Boccato

Di una cosa sono assolutamente sicura: qualsiasi sia il media che si considera, contenuti e linguaggi così come interfacce e architetture, vanno studiate ogni volta su target ben precisi. E questo, per una ragione che oggi ancora mi sfugge, vale molto di più per i siti web culturali che per altri prodotti. Se un libro, pensiamo per esempio ad Harry Potter, o un telefilm, e qui gli esempi si sprecano, possono comunque attirare e soddisfare più categorie di utenti, diverse per età o per livello culturale, è quasi impossibile ottenere la stessa cosa con un sito Web. Figuriamoci allora quando le categorie di utenti sono persone affette da handicap visivi o motori.

La mia impressione, ma forse mi sbaglio, è che l’attenzione di chi realizza progetti culturali multimediali sia nettamente sbilanciata da una parte: c’è un’attenzione quasi “maniacale” per tutto ciò che riguarda l’interfaccia, l’uso delle label giuste, l’uso di grafiche “pulite”, l’accesso alla medesima informazione da più punti e altro ancora. Ma poche volte sento parlare di ricerca sui contenuti e sul linguaggio. Questo penso sia dovuto a due motivi principali. Un primo motivo è che risulta relativamente facile definire degli standard di “buona accessibilità” per quanto riguarda le interfacce, standard che poi possono essere applicati senza grossi problemi da parte di chi realizza i siti Web. Definire invece degli standard per i contenuti da comunicare e il linguaggio da adottare è non solo molto difficile ma forse impossibile. Di qui viene il secondo motivo apparentemente banale nella sua semplicità: realizzare siti Web culturali veramente efficaci e gratificanti per utenti con esigenze diverse richiede un lavoro enorme. Richiede più persone, non una come è spesso nelle nostre realtà lavorative, che lavorino a tempo pieno in questi progetti, che studino, che seguano corsi, che vadano a convegni, richiede insomma un investimento di risorse umane e materiali non da poco.

Per andare nella pratica: parlare di Astronomia così come parlare di dipinti ad una persona non vedente richiede un linguaggio molto diverso di quello che si usa con persone vedenti. Quindi è importante non confondere l’accessibilità con una reale efficacia del messaggio culturale che si vuole dare agli utenti, non è possibile realizzare un sito web di un museo d’arte che possa essere VERAMENTE rivolto a portatori di handicap e non, solo per il fatto di possedere un layout perfettamente accessibile. Quello che ci vuole è quindi un grosso sforzo per realizzare contenuti ad hoc che se vanno bene per i non vedenti non andranno bene per i vedenti e viceversa. Insomma la mia “preoccupazione”, se così vogliamo chiamarla, è che ci si ritrovi con una serie di regole standard, fondamentali sì, ma che non risolvono tutto, e questo non vale solo per l’arte pittorica (che per sua natura è arte visiva) ma anche per altre discipline come la Scienza (l’astronomia per esempio è una scienza Osservativa!)

Caterina Boccato è Web project manager presso l’Osservatorio astronomico di Padova per quanto riguarda le attività di didattica, divulgazione e informazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica

Luca Nobili è dal 1999 collaboratore dell’Osservatorio astronomico di Padova (INAF) all’interno del gruppo “Prendi le stelle nella Rete!”. Si occupa di informazione e diffusione dell’astronomia attraverso Internet e le nuove tecnologie.

luglio 2004

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