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Giotto in 100 Gigapixel – Haltadefinizione

Per quanto la tecnologia avanzi e la realtà virtuale diventi sempre più dettagliata e coinvolgente, nulla potrà mai sostituire l’esperienza di visita in prima persona delle testimonianze d’arte del nostro mondo.

Pur mantenendo questa opinione, vi possono essere casi in cui il processo di digitalizzazione si perfezioni a tal punto da creare una nuova fruizione di quel bene culturale, offrendo un punto di vista che non si potrebbe avere in una visita dettagliata in loco.

Lo sanno bene i laboratori di Haltadefinizione (l’acca muta mi raccomando), un’ azienda specializzata nell’acquisizione digitale in altissima definizione di opere d’arte che vanno dal piccolo dipinto ad un’ intero edificio.


Giotto di Bondone, Cappella Scrovegni, (1303)

E’ il caso della Cappella degli Scrovegni di Padova oggetto di una delle più importanti campagne di digitalizzazione in Italia e curate da Haltadefinizione, col patrocinato del Comune di Padova, della Direzione dei Musei Civici agli Eremitani, e alla presenza dei tecnici dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro di Roma (I.S.C.R.).

Dal sito del progetto dopo una veloce registrazione si accede ad un tour completamente navigabile a 360° della cappella del XIV secolo completamente ricoperta di affreschi ad opera di Giotto. Ciò che potrebbe sembrare una semplice ricostruzione 3D, nasconde un lavoro di acquisizione di 14.000 immagini, di 200 ore di riprese in notturna e più di un anno di post-produzione per creare un’ unica immagine finale di circa 100 Gigapixel (parliamo di 100 miliardi di pixel, e il vostro smartphone di ultima generazione ne ha probabilmente meno di quindici).

Il risultato è un’ immagine navigabile ad un livello di risoluzione dei particolari che solo un restauratore di affreschi potrebbe testimoniare. Tenendo presenti le dimensioni della cappella (20,50m x 8,50m/altezza 12,80m) si comprende come in una visita ci sia concessa una semplice visione di insieme, e ci sfuggano tutti quei dettagli che compongono ed esprimono l’opera di Giotto.

Scopriremo come l’artista abbia ricreato le fini trasparenze nel velo di Anna nell’affresco “L’incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea”, situato a non meno di 8 metri dal pavimento o le singole pennellate date per rendere folta la barba di Ezechiele nel suo ritratto, questo a 12 metri di altezza.


Il particolare dell'effetto trasparenza voluto da Giotto

Il particolare dell’effetto trasparenza voluto da Giotto


Non è un esercizio di tecnicismo e tecnologia quello di Haltadefinizione, poiché durante la visita virtuale ci saranno consigliati punti di interesse e particolari curiosi, nonché un’introduzione alle singole opere ed i loro titoli.

Al fine di questo progetto è stata fondamentale la collaborazione con partner tecnologici tra cui AMD e Nikon Europe, che ha progettato e realizzato appositamente un unico esemplare di sistema di puntamento ottico motorizzato: il Giant Rodeon, che possiede caratteristiche di precisione di ultima generazione.

Il fine della digitalizzazione ha motivato quindi la costruzione di nuove tecnologie e di metodi di acquisizione fino a ieri sconosciuti, ispirando nuove applicazioni e lo studio di nuove macchine. Ed è qui che a mio parere il progetto dimostra la sua forza. Una massa così imponente di dati può avere molteplici funzionalità ed applicazioni: primo tra tutti la valorizzazione del patrimonio culturale del nostro paese come evidenzia la stessa azienda.

Un ulteriore utilizzo è sicuramente la diagnostica dei beni culturali nonché l’accessibilità delle informazioni che in questo progetto trova una degna declinazione. Ma perché non spostarci più in avanti ed immaginare un’ integrazione in un app da poter scaricare all’ingresso della cappella e che ci faccia scoprire tutti i tesori di Giotto e della sua arte? In fin dei conti al museo del Prado di Madrid è già realtà, anche se la digitalizzazione ha riguardato i singoli quadri. Pensare a un’intera cappella è quanto meno coraggioso. Onore al merito!

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