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Museo del Prado: lacrime e pentimenti in HD

Al Museo del Prado vi sono esposte opere dei più grandi artisti italiani, fiamminghi e spagnoli, colossi dell’arte come Mantegna, Botticelli, Rembrandt, Rubens, per citarne alcuni.

L’offerta culturale del museo è immensa, e spesso è davvero difficile ammirare tutto ciò che contiene figurarsi notare gli infiniti particolari che spesso compongono le opere.

A questo proposito è nata una nuova applicazione: “Second Canvas Musei del Prado” (per iOS di Apple) che permette agli utenti di esplorare quattordici tra le più famose opere direttamente sul pad o sullo smarphone sfruttando la tecnologia che utilizza pixel Ultra HD.

Alcuni particolari come nel “Autoritratto” di Dürer, la nitidezza e la perfezione dei peli della barba sono impercettibili ad occhio nudo anche a pochi passi dalla tela. Così come le lacrime di San Giovanni nel dipinto di Van der Weyden, così reali e limpide. Oppure la vespa sulla rosa de “Le tre grazie” di Pieter Paul Rubens.

Il dettaglio della barba nell'autoritratto

Eppure dettagli del genere probabilmente sono sfuggiti a molti dei visitatori in questi anni nonostante proprio questi particolari racchiudano la bellezza e la perfezione del lavoro dell’artista che si manifesta in ogni segno di colore.

La Madpixel (azienda grafica spagnola specializzata nella creazione di immagini ultra-definite) è stata così chiamata a cooperare al progetto del Prado digitalizzando le opere, sfruttando oltre un miliardo di pixel in un collage di migliaia di immagini ad alta risoluzione.


Il particolare dell’ ape ne “Le tre grazie”

Il particolare dell’ ape ne “Le tre grazie”


Questo permette all’utente di zoomare sui dettagli in pratica invisibili ad occhio nudo che sarebbero inaccessibili durante una visita standard.

L’applicazione non si ferma alla sola navigazione dell’immagine. Essa indica in ogni opera una galleria di particolari, collegando a ognuno di essi delle informazioni dedicate. L’utente quindi non è abbandonato ad una navigazione all’ultimo pixel ma è guidato e motivato nella scoperta del dipinto e dei suoi segreti.

Questi dettagli non più nascosti, gettano così una luce sul racconto dell’opera d’arte. Oltre i quattordici capolavori offerti in miliardi di pixel, l’app offre la navigazione anche di alcune importanti immagini create durante gli studi delle tele grazie alla tecnologia a raggi X.

Ed è così che al visitatore sarà raccontata la storia dei “pentimenti e ripensamenti” nascosti dietro alla tela e al suo strato di pittura.

E’ il caso di “Giuditta al banchetto di Oloferne” di Rembrandt. Grazie ai dettagli emersi dalle immagini a infrarossi e raggi X, sono state individuate delle tende da campo che nascondono un viso femminile poi cancellato.


Il "pentimento" visibile a raggi X

Il “pentimento” visibile a raggi X


Anche così si rivelano le storie nascoste sotto il manto di colore che ricopre il quadro. Racconti che emergono grazie alle nuove tecnologie rivelando il processo creativo dell’artista offrendo nuovi spunti di riflessioni agli utenti del museo.

Non possono mancare le interazioni Social in un app del genere. Condividere la propria esperienza tramite Facebook e via mail, e con l’uso di  hashtag (#nome dell’ opera). Durante la visita si può commentare la propria esperienza via Twitter e seguire anche quella degli altri visitatori in tempo reale che utilizzano gli stessi hashtag.

L’app offre anche la possibilità di creare delle liste di preferiti e ricevere gli aggiornamenti a posteriori sull’offerta del museo.

Esiste anche una modalità offline che rende accessibili le informazioni e le opere salvate  e collegando il proprio terminale a schermi esterni o a televisori (via AirPlay o AppleTv ), molto utile nel caso delle scuole sempre.

“La tecnologia deve potenziare la visita del museo, può dare informazioni nuove e può permettere all’utente che non ha mai visitato il Prado di conoscere fin nei minimi particolari quello che il museo offre” dice Gabriele Finaldi (vice direttore del Prado) in un articolo per Repubblica.it parlando dell’idea dietro all’app.

La tecnologia qui proposta sembra essere perfettamente complementare con il percorso emozionale che un museo di questa portata dovrebbe offrire. La scoperta, la storia, i personaggi sembrano aspettare solo di essere scovati dai visitatori.

La digitalizzazione delle opere è la scommessa del futuro su cui tanti stanno scommettendo. Ci teniamo a citare a tale proposito il progetto Haltadefinizione, che sviluppa tecnologie per l’acquisizione digitale in altissima definizione nonché per la diagnostica di opere d’arte, dai dipinti a pareti affrescate o manoscritti antichi.


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