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Palazzo Madama Step by Step 2.0 : un tablet come guida

Un' applicazione per esplorare il museo. 
Torino - Palazzo Madama - dal 04/03/2014 al 31/12/2014

Diciamoci la verità. Quanto tempo ci distanzia ancora dai robot positronici al servizio dell’umanità? Tanto ancora (troppo purtroppo)! Ma ridimensionando la cosa e lasciandosi andare un po’ meno alla fantasia asimoviana, non serve un robot umanoide per provare l’ebbrezza di un automa erudito al nostro servigio. Abbiamo già tutti mezzi hardware e software per ampliare il nostro accesso alle informazioni e perché no, divertirci anche ad un museo grazie ad esse.

Lo ha capito bene Palazzo Madama, che dal 4 marzo 2014 con il programma Step by Step 2.0 apre le porte alle app mobile per un’ esplorazione multimediale completa della propria offerta culturale. Si chiama MusA (MUltimedia Support for Art) e 

tramite un Tablet offerto all’ingresso (in prestito, eh!) promette al visitatore di essere guidato in percorsi tematici a sua scelta, e come un vero e proprio navigatore lo condurrà per le stanze di bellezza infinite di Palazzo Madama. Foto, video, contenuti multimediali faranno scoprire storie e dettagli come mai prima d’ora. Il tutto nelle mani dei visitatori che sceglieranno cosa vedere e quanto approfondire ciò che più li interessa.

L’app è molto semplice, l’user experience è di ottimo livello. Ho avuto la possibilità di prenderne visione diversi mesi fa, durante un corso al Master del Politecnico di Torino sul Marketing dei Beni Culturali. La TonicMinds e la nfctech (il sonoro è “Enne Ffi Cci Tec”) ci presentarono in anteprima l’app.

Per quanto semplice ed intuitiva, risultò chiara una certa ricerca nella programmazione che è spesso inversamente proporzionale alla facilità d’uso della stessa. Alla base di tutto ci sono dei QRcode (e fin qui nulla di nuovo), personalizzati dall’azienda stessa, e individuabili facilmente nei pressi di ogni opera. Inquadrandolo con la fotocamera del tablet (o dello smartphone personale, dopo aver scaricato l’app) si apre un mondo di informazioni organizzate dal museo.

L’innovazione sta nell’idea di servire queste informazioni in diversi livelli di approfondimento in base all’interesse mostrato dall’utente. Sarà egli quindi a scegliere man mano di aggiornare la propria esperienza al museo secondo i tematismi e le informazioni ricevute.

Qualora il tema letto risulti di particolare interesse, sarà il sistema stesso a guidare il visitatore (qualora lo voglia) verso l’opera che più lo soddisfa, per mezzo di un navigatore. Inutile dire che ogni step della visita è in sinergia (anche qui!) con i più diffusi social network (gli onnipresenti facebook e twitter) dove poter condividere qualsiasi momento dell’esperienza. L’impressione è quella di essere autonomi sentendosi completamente a proprio agio, e di scegliere cosa vedere e come farlo. Una sensazione non troppo diffusa nei nostri musei oggi.

E non è finita qui. Il progetto strizza l’occhio a tutte le tipologie di utenti grazie alla facilità del suo uso, ma dà il meglio di sé quando si rivolge al pubblico più giovane, quello che il più delle volte non tentenna poi così tanto su cosa scegliere tra una visita ad un museo e un giochino sullo smartphone regalato a Natale dai genitori. Bè per loro sono stati ideati ben due giochi interattivi che uniscono apprendimento e divertimento: “Intrigo al museo”, gioco investigativo per bambini dai 6 anni in su, e “Pettegolezzi a corte”, serious game in realtà aumentata che ha lo scopo di comunicare l’arte e le vicende settecentesche del palazzo attraverso lo storytelling, il superamento di prove e il dialogo con personaggi virtuali.

Posso dire che a trent’anni suonati, ho fatto difficoltà a non mostrarmi troppo entusiasta con i miei colleghi cercando di capire chi tra i personaggi interattivi fosse la spia che voleva nascondermi i capolavori del settecento.

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