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Fizz

Rivista online della Fondazione Fitzcarraldo, Fizz è da anni un punto di riferimento per 
chi si occupa di marketing culturale in Italia.

Intervista di Giuliano Gaia ad Alessandro Bollo, direttore di Fizz.

Come nasce il progetto Fizz? Con quali obbiettivi? 

Fizz nasce nel 2000 e nella sua concezione iniziale doveva essere un luogo in cui parlare e confrontarsi sui temi del marketing e della fruizione culturale. Strada facendo abbiamo capito che la quantità e la qualità dei contributi ricevuti e la risposta dei lettori rendevano possibile la realizzazione di una vera e propria rivista online. L’idea di base era quella di agevolare l’incontro e il confronto su temi e problemi che ci stavano a cuore, ovvero tutto ciò che ruota intorno al marketing dell’arte e della cultura. Si tratta infatti di una disciplina particolarmente nuova, ibrida per certi versi, ma stimolante e ancora da sviluppare. Negli ultimi tempi molto si è fatto per sistematizzare i ragionamenti, individuare le specificità, importare i teoremi, i concetti e gli strumenti operativi da altre discipline. Ma qualcosa sfugge ancora. Sfugge perché marketing e management sono concetti figli di una cultura e di una visione del mondo che è sempre stata percepita, a torto o ragione, come opposta o perlomeno indifferente a quella dell’arte. Sfugge perché ciascuno è esperto esattamente di quello di cui dovrebbe essere esperto e parla la lingua che esattamente ci si aspetta che parli. Il risultato è che spesso non ci si capisce. E’ un problema di parole, ma è anche un problema di valori. Fizz vuole tentare di trovare un lessico comune, comprensibile e applicabile da chi lo deve mettere in pratica, vuole dare spazio a che si sforza di trovare soluzioni gestionali che siano innovative, pertinenti, efficaci e rispettose del modo di gestire e produrre l’arte e la cultura. Una caratteristica di fizz è il taglio volutamente poco accademico e operativo dei paper che vengono pubblicati. L’idea è quella di parlare di una disciplina specifica in modo non banale ma con un linguaggio non iperspecialistico per aprire il più possibile ad un pubblico di lettori che spesso si avvicinano al marketing culturale arrivando da percorsi formativi e professionali distanti e lontani da quelli tipici del mondo aziendalistico.

Quante persone ci lavorano? Con che ruoli? 

La struttura è molto contenuta, nel senso che è costituita dal sottoscritto che è il responsabile editoriale e che si occupa della ricerca, della selezione e dell’aggiornamento dei contenuti. Completano lo staff un web designer e un programmatore informatico.

Come misurate il successo del sito? Siete soddisfatti? 

Il successo di Fizz viene valutato tenendo conto di aspetti differenti: il numero di lettori, coloro che inviano contributi, la visibilità diretta e indiretta del sito. I lettori di Fizz sono cresciuti nel tempo e attualmente alla nostra newsletter sono iscritte più di 3.000 persone. Si tratta di operatori culturali, di ricercatori e studenti, di persone che lavorano nella consulenza e nella comunicazione (anche non culturale). La crescita di notorietà di Fizz la leggo anche nel processo di raccolta e selezione dei contributi. All’inizio eravamo noi a proporre e a sollecitare gli operatori culturali e gli accademici per ottenere contributi scritti, adesso il percorso si è invertito e riceviamo richieste di pubblicazioni di articoli, di casi. Personalmente mi fa molto piacere ricevere molte richieste di pubblicazione da parte di giovani laureati e ricercatori che stanno intraprendendo percorsi di studio e ricerca nel marketing e nel management della cultura perché si spera possano rappresentare la possibilità di un ricambio generazionale all’interno delle istituzioni culturali.

Quali sono le differenze tra una rivista online e una rivista cartacea? Quali i vantaggi e quali gli svantaggi dell’online? La rivista online consente maggiore flessibilità nella gestione dei contenuti e del lavoro redazionale, implica un abbattimento significativo di costi fissi nella struttura e nella produzione. Il principali svantaggio – che non riguarda tanto la differenza tra online e offline, ma il budget disponibile – risiede nell’impossibilità di pagare gli autori e conseguentemente di non poter esercitare un controllo rigido nei tempi di consegna del materiale.

Progetti futuri? Un restyling grafico del sito e nuove sezioni (in particolare una dedicata allo sviluppo locale) con contributi anche in lingua straniera.

giugno 2005

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