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Ida Gerosa, pioniera dell’arte digitale in Italia

Writer's picture: Musei-itMusei-it

Di Paola d’Albore

Ida Gerosa, artista pioniera della computer art in Italia e una delle prime donne ad aver utilizzato il computer come mezzo per realizzare opere d’arte, comincia a sperimentare con il computer all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso. Dopo aver compiuto la sua formazione in psicologia presso l’Università “Sapienza” di Roma, si dedica alla sperimentazione e all’approfondimento di varie tecniche artistiche nel campo delle arti tradizionali figurative, riprendendo una passione che aveva cominciato a coltivare fin da piccola.

Nel 1984, essendo venuta a conoscenza della costruzione di un elaboratore per procedimenti grafici, comincia a fare ricerca presso il centro scientifico IBM di Roma, concentrando la sua attenzione nell’instaurare un dialogo tra la sua formazione artistica tradizionale e le nuove possibilità offerte dal computer: comincia così a creare immagini sintetiche basate su calcoli matematici.

Durante la permanenza presso il centro scientifico IBM collabora alla creazione del primo programma grafico a colori al mondo, che ha continuato ad utilizzare fino al 1992 presso l’istituto di Astrofisica spaziale del CNR.

I primi tempi di sperimentazione si rivelano molto intensi e l’artista rimane affascinata dalla sensazione di esplosione dello spazio pittorico centripeto che le permette di accedere a una dimensione altra, dei pensieri e della mente, anche grazie alla disponibilità di una vastissima quantità di gradazioni di colori. L’artista descrive in modo vivido e preciso la sensazione di perdersi dentro lo schermo, tra i colori, proiettandosi completamente nella costruzione del suo mondo astratto. Grazie al computer, le viene offerta piena libertà di espressione che si svincola dalla materia per diventare pura energia.

Le immagini sintetiche create da Ida Gerosa, elaborate elettronicamente attraverso algoritmi senza alcun rapporto diretto con la realtà esterna, riecheggiano la concezione di Merleau-Ponty sulle immagini, in seguito a una riflessione sulle novità introdotte dalla pittura moderna, come indipendenti dalla nostra relazione sensibile col mondo poiché prodotte da una visione interna al pensiero: l’immagine si affranca dall’idea di essere considerata una copia della realtà.


Negli anni successivi l’artista comincia a sperimentare anche con la tridimensionalità e l’animazione e si interessa sempre più all’interazione tra vari linguaggi espressivi, in particolare alle possibilità espressive che scaturiscono dal dialogo tra musica e colori. In molte delle sue opere si tende verso la sintesi di tutte le arti come, ad esempio, nella performance del 1994 Polarità convergenti colore, suono, danza, dove le immagini vengono accompagnate da danza e musica elettronica in una fusione non sommatoria, facendo interagire i sensi umani. La computer art di Ida Gerosa condivide con il concetto di opera d’arte totale il fine di realizzare un’interazione sinestetica delle varie arti.



La Via di Ida Gerosa  (c) Fondazione Premio Altino

La Via di Ida Gerosa (c) Fondazione Premio Altino



Ida Gerosa comincia a sperimentare con il computer in un momento storico di transizione particolarmente interessante: la convergenza tra computer, comunicazione e televisione non si era ancora compiuta, internet era solo agli inizi del suo sviluppo e solo qualche anno dopo sarebbe diventata una realtà quotidiana; inoltre il computer era presente solo in aziende e centri di ricerca e non era ancora entrato nell’uso comune. Questo scenario le ha offerto delle opportunità straordinarie, come l’artista stessa afferma, proprio perché nulla era ancora definito, nessuna strada era già stata percorsa e non vi erano punti di riferimento significativi.



Paura di Ida Gerosa(c) Fondazione Premio Altino

Paura di Ida Gerosa(c) Fondazione Premio Altino


In netta opposizione rispetto al sentimento anti-tecnologico dell’epoca nel campo dell’arte, molto diffuso in Italia, l’artista, agendo sulla tecnologia e conferendole un senso diverso rispetto alle sua finalità meramente strumentali e utilitaristiche, la piega alle proprie esigenze estetiche e ristabilisce il ruolo centrale dell’artista nell’atto creativo. Ida Gerosa dimostra come sia ancora possibile perseguire la ricerca sulla luce e sul colore, l’espressione dell’interiorità dell’artista e la continuità tra corpo e opera d’arte attraverso pensieri, percezioni e sensazioni, con l’utilizzo di algoritmi e calcoli matematici.

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