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“Musei e patrimonio in rete”, intervista a Lucia Cataldo

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Lucia Cataldo, docente all’Accademia di Belle Arti di Macerata, impegnata in aree di ricerca come la comunicazione museale innovativa  (attraverso la mediazione narrativa e il digital storytelling), e• la percezione e psicologia del visitatore nello spazio museale. In vista della presentazione della sua ultima pubblicazione a Milano il 21 ottobre 2015, presso il Museo Archeologico (qui tutte le info), le abbiamo rivolto qualche domanda: 

Lucia cataldo
  1. Lei è docente all’Accademia di Belle Arti di Macerata: cosa significa per uno studente studiare all’Accademia di Macerata? In cosa si differenzia dalle altre accademie d’Italia? Ha una sua peculiarità che si evince anche dai programmi offerti?

R- L’Accademia ha nel tempo diversificato la sua offerta formativa, offrendo materie e corsi al passo con i tempi, dalla Comunicazione Visiva Multimediale all’Imaging Design fino al Light Design, dall’Illustrazione alla Museologia e Museografia. Senza dimenticare l’importantissimo traguardo dell’accreditamento presso il MIBACT del Corso Quinquennale a Ciclo Unico di Restauro. Tutti corsi mirati ad intercettare spiragli lavorativi,proprio in virtù dei settori cui si riferiscono. Macerata è una città piccola e operosa, ed è ideale per creare relazioni interessanti

  1. L’Accademia ha rapporti specifici con alcuni Musei?

R- Sicuramente tutti i musei del territorio, come Palazzo Bonaccorsi di Macerata o il MuseoTattile Statale Omero e il Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona e la Rete Musei Piceni, ma anche alcuni musei in altre parti d’Italia, con i quali stiamo attuando convenzioni per gli stage come lo Studio Museo Francesco Messina e il MUDEC a Milano e il Museo Civico di Bolzano.

Accademia Belle arti
  1. Lei coordina il Biennio specialistico in Museologia e Museografia: qual’è l’idea fondante del corso?

R- L’idea di base del corso di specializzazione è fornire una formazione teorico-pratica di alto livello su tutte le discipline che operano nel museo, e che sovente in alcuni ambiti non sono presentate nelle loro connnessioni, che – a mio parere- costituiscono il loro valore aggiunto.

La finalità è quella di promuove professionalità funzionali alla piena valorizzazione dei beni culturali (patrimonio museale, archeologico, del contemporaneo, architettonico e dei centri storici).

Gli obiettivi della formazione si ispirano alle Curricula Guidelines di ICOM e si indirizzano sulle nuove professioni legate all’ organizzazione di mostre, alla comunicazione espositiva, alla progettazione di allestimenti ed alla fruizione innovativa dei beni culturali (app, video, storytelling), professionalità attualmente sempre più spesso “condivise” fra più istituzioni o enti locali.

A tal fine- insieme alle competenze museologiche e museografiche – sono state largamente potenziate le competenze sulle tecnologie comunicative digitali e di rete e sulla metodologia della progettazione comunicativa visuale. L’ordinamento del corso prevede inoltre che lo studente svolga un’esperienza di tirocinio professionale attraverso stage condotti presso musei, gallerie o sistemi museali.

  1. Nel suo corso e all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Macerata in generale) vengono trattati anche aspetti legati alle tecnologie applicate al mondo culturale e in particolare ai musei?

R- In accademia si affrontano e si sviluppano metodologie di progettazione che coinvolgono nuove tecnologie applicate alle arti visive; nello specifico si formano figure competenti nell’utilizzo professionale di applicativi utili alla creatività artistica. Il campo di intervento spazia dalla computer grafica, alla progettazione per il design, al video finalizzato sia alla produzione che ad altre espressioni atte a valorizzare eventi artistici utilizzando sia tecnologie multimediali che installazioni interattive. Esistono diverse materie che si occupano di questi aspetti da più punti di vista. Nel biennio specialistico di Museologia e Museografia queste materie vengono finalizzate allo specifico dei musei, ad esempio in questo anno accademico all’interno di una tesi c’è il progetto della ricostruzione virtuale delle collezione di Manfredo Settala, che intende ricomporre l’unità dell’universo conoscitivo del collezionista, dopo che varie parti di questa importante collezione sono state cedute a diversi istituti culturali milanesi.

  1. Lei ha un’intensa attività editoriale, ci vuole parlare della sua ultima pubblicazione che presenterà a Milano il 21 ottobre 2015? 

R – “Musei e patrimonio in rete”, (edizioni Hoepli, ndr) illustra le nuove relazioni del patrimonio culturale e museale con gli ambiti della produttività territoriale, delle industrie culturali creative e del turismo culturale, relazioni sviluppatesi con la costituzione dei primi distretti culturali evoluti.

musei

Si tratta di un lavoro a più voci, poiché ho cercato di chiamare a collaborare studiosi che da anni si occupano di questi argomenti, sia come ambiti teorici che come pratica, ma ho cercato di valorizzare anche alcune eccellenti tesi di specializzazione di giovani studiosi.

Ho avuto l’onore e il piacere di collaborare con Paola Rodari e Anna Maria Visser e inoltre Tiziana Maffei, Antonella Micaletti, Antonella Nonnis, Marta Paraventi, Giuliana Pascucci, Pietro Tamburini, Maria Chiara Invernizzi, Maria Ilaria Pannaccione Apa, Germana Perani, Francesca Luslini.

Con i colleghi ho condiviso alcune idee che sono alla base del libro, come l’importanza della considerazione dei beni culturali e dei musei come patrimonio da “mettere a valore” nel contesto sociale ed economico e la conseguente prospettiva di un’industria culturale che si fonda su una logica di aggregazione dei sistemi museali con le aziende e gli enti territoriali.

Penso infatti che il museo debba essere il principale generatore di relazioni all’interno di politiche per l’innovazione, aiutando a orientare le strategie di sviluppo dei territori. In quest’ottica reti e sistemi museali, con le loro specificità e l’ausilio delle nuove professionalità connesse con il patrimonio culturale, devono essere spazio di condivisione con il territorio e connotarsi appunto come sistema strutturale di relazioni. L’insieme di elementi materiali e immateriali alla base del nostro modello sociale e culturale – il “patrimonio” appunto – costituisce un bene collettivo prezioso: spetta a noi renderlo condiviso, affinché possa continuare a rappresentarci nel mondo e a essere uno straordinario valore aggiunto.

Il testo affianca approfondimenti teorici a parti di taglio più pratico con esempi di procedure o case studies sulle tipologie di organizzazione e sui metodi di lavoro della gestione integrata con il turismo. Particolare rilievo è dato alle competenze per i nuovi profili professionali che, già operativi in Europa, si vanno definendo in Italia: il mediatore museale, il Web Communicator per le istituzioni culturali, il manager museale, il responsabile della didattica museale e l’esperto in marketing culturale.

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